Valanga in Val Venosta
Giovedì, 04 Gennaio 2018
Le valanghe sono un fenomeno molto ma molto insidioso in considerazione della loro imprevedibilità. Dove non sono mai cadute potrebbe essere la volta buona e sorprendente che cadano. Purtuttavia due riflessioni particolari sono d'obbligo per la valanga venuta giù in Val Venosta. Il tempo in zona sembra fosse pessimo e con forte vento. Non che con il tempo pessimo non si possa fare un giro ma ci si dovrebbe limitare a stare in zone conosciute, con pendenza irrisoria e possibilmente percorrere poca distanza in modo tale da avere un buon margine di sicurezza per il ritorno indietro.
Veniamo però agli elementi che avrebbero dovuto sconsigliare la gita.
In primis la pendenza. La pendenza andrebbe considerata però non con i soliti 25 gradi di riferimento in loco dove vado a calpestare ma in relazione a quello che ho sulla testa e cioè se più sopra di me in realtà il pendio si "alza". E se il pendio non lo vedi nella sua interezza è meglio che tu te ne stia in baita. E' anche da dirsi che se su pendenze irrisorie può esserci un carico di neve enorme e nulla si stacca perché la forza di gravità non ha modo di esprimersi, su pendii al limite dei fatidici 25 , un enorme carico nevoso dovuto sia alle precipitazioni che al vento, potrebbe mettere in moto il meccanismo.
Qualcosa ne sa chi ha visto qualche anno fa, il vallone interno del Monte Rotella in Abruzzo, sovrastante il paese di Rocca Pia, itinerario considerato sicuro anche in condizioni critiche, dove a causa dell'enorme carico nevoso dovuto a condizioni particolari è venuta giù una bella massa di neve visibile dal paese di Pettorano, sito vari chilometri più a valle. Tradotto in metri cubi significa una bella trappola se qualcuno ci fosse rimasto.
Secondo. Ho accennato al vento. E il vento si sa essere un grande lavoratore "pro-valanga". Accumula neve, la accumula in modo del tutto incoerente sugli gli strati dove si deposita e ne può accumulare a quintalate anche se a voi sembra che quel nevischio spostato dall'aria e che vi sferza la faccia sia quasi piacevole e faccia molto "avventura alpinistica" da pubblicare sui social. Peraltro il bollettino valanghe dava un pericolo superiore a 3. Con un valore superiore a 3 andrebbe valutato e considerato obbligatoriamente un pendìo molto poco inclinato da cima a piedimonte (praticamente quasi in semipiano) e starsene lungo itinerari da passeggiata per tutti più che scialpinistici classificabili già BSA. Che è già troppo per un livello 3 di pericolo.
Terzo il gruppo. La dinamica di gruppo. Aspetto che ho già trattato in questo sito e cioè come chi decide l'itinerario spesso decide sulla base di impressioni e non certo scientificamente e coinvolge altri che non sanno valutare quella decisione o si adeguano. Non è infatti sempre vero che tre teste decidano meglio di una. Spesso alimentano l'errore di valutazione del singolo. O quanto meno non lo sanno frenare. In una specie di piccolo delirio di onnipotenza e invulnerabilità.
Quarto, le condizioni di visibilità dovute al maltempo che forse non hanno permesso di osservare le condizioni del manto nevoso, il percorso nella sua interezza e la pendenza, condizioni che quando sono pessime di solito non agiscono a favore della lucidità mentale del gruppo che probabilmente e inoltre, era in zona per la prima volta. Cosa concludere. Col maltempo posso muovermi come detto, senza vergognarsi o sentirsi lesi nella propria aspirazione a dimostrare agli amici che si vuole essere dei Messner, se me ne sto su percorsi "turistici" ( che sopra alla testa non vedano pendenze vertiginose ) e non alpinistici o di montagna aperta o big mountain come direbbero in Canada.
In linea di massima andrebbe ricordato che le grandi imprese e le grandi discese sono già state effettuate da qualcuno (in condizioni di sicurezza e mettendoci anche delle ore per scendere 50 metri di ripido ) e che non siamo certo noi gli eletti a replicarle con nebbia, vento a 100 km ora , nevicate epocali e pendii ripidi. Saper gustare la montagna col tempo brutto ( ma non più di una nevicatina in atto e nebbiolina) con una passeggiatina in luoghi sicuri non esposti e rientrare poco dopo per una bella cioccolata calda, non svilisce alcun valore , né fa assurgere a simbolo di paurosi. In realtà premia con il migliore dei marchi : essere intelligenti.
Massimiliano Salce